di Settimo Termini – 16 Dicembre 2019
Da un po’ di tempo parliamo spesso del nostro declino. Ma non ci chiediamo quando e perché sia iniziato. Alcune decine di anni fa c’è stato un momento nel quale il dibattito riguardava, invece, se fossimo la quarta o la quinta potenza industriale del mondo. Dovevamo capire cioè se, partendo dal quinto posto che occupavamo stabilmente ormai da un po’ di anni, saremmo riusciti a superare chi ci precedeva immediatamente.
Cosa è successo da allora? Nel frattempo è cambiato il mondo con l’ingresso in forze della Cina e la solita “globalizzazione”. Ma se si fosse trattato solo di questo, saremmo semplicemente andati indietro di qualche posto nella classifica. E non avremmo dovuto porci il problema.
Se declino c’è, dobbiamo cercare di capirlo studiando in dettaglio come stanno le cose. Scopriremmo, magari, che qualcuno qualche studio lo aveva già fatto (all’insaputa di tutti). E che l’Osservatorio Enea per la competizione tecnologica aveva periodicamente esaminato l’arretramento dell’Italia già da molti decenni. Peccato che l’ultimo rapporto risalga al 2007 perché da allora non ha più avuto i fondi per continuare a lavorare (Sergio Ferrari, Paolo Guerrieri, Franco Malerba, Sergio Mariotti, Daniela Palma, L’Italia nella competizione tecnologica internazionale. Quinto Rapporto ENEA, Franco Angeli, 2007).
Una sintesi del problema è rintracciabile in un prezioso libriccino (Società ed economia della conoscenza, Mnamon 2014) di Sergio Ferrari, che di quest’osservatorio è stato l’ideatore. I dati, quindi, li abbiamo tutti. Una componente (molto significativa) del nostro declino riguarda il fatto che non siamo da molti decenni competitivi nell’alta tecnologia.
Per il testo completo https://www.lidentitadiclio.com/sul-nostro-declino-e-come-contrastarlo/